Una carriera dai mille volti: attrice cinematografica e teatrale, conduttrice tv, scrittrice e regista. Era definita “Il quinto Colonnello della Commedia”
Monica Vitti è nata a Roma il 3 novembre 1931, il suo vero nome è Maria Luisa Ceciarelli, ed è stata il simbolo del cinema d’autore di Antonioni e la regina incontrastata della commedia italiana.
La sua è stata una carriera dai mille volti: attrice cinematografica e teatrale, conduttrice tv, scrittrice, perfino regista. Ha iniziato all’inizio degli anni Cinquanta in teatro, per proseguire poi come doppiatrice finché un certo Antonioni non le disse: “Hai una bella nuca, potresti fare del cinema”.
Ma la sua caratteristica più particolare è stata quella di avere una voce “roca” e una verve innata che l’hanno portata ad essere in grado di interpretare per quasi quarant’anni sia ruoli drammatici come quelli studiati per Michelangelo Antonioni, a quelli più “brillanti” al punto tale da essere definita unica e indiscussa “mattatrice” della commedia all’ italiana in grado di tenere testa ai suoi colleghi uomini quali Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi.
Il quinto colonnello
Non a caso Monica Vitti è stata definita “Il quinto Colonnello della Commedia”. Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e appunto Monica Vitti, nel periodo di massima popolarità del cinema italiano, hanno ricevuto l’appellativo di colonnelli, nomi in grado di portare successo ai film da loro interpretati.
Romana di nascita, scopre la passione per il teatro durante la guerra, mentre - lo racconta lei stessa - giocava con i burattini dilettando i fratelli, distraendoli così da un periodo molto buio.
A quattordici anni e mezzo debutta in scena. con “La Nemica” di Niccodemi interpretando una madre di 45 anni che perde un figlio in guerra. Nel 1953 si diploma all’Accademia d’Arte drammatica diretta da Silio e intraprende quella che sarà una breve ma formativa attività teatrale, in cui dà prova della sua versatilità recitando in Shakesperre e Molière.
Particolarmente significativa è la sua esperienza accanto al suo maestro Sergio Tofano. Dopo qualche ruolo di secondo piano in alcune pellicole comiche, viene notata dal regista Michelangelo Antonioni con il quale intreccia una relazione artistica e sentimentale, che ne fa la sua musa e la protagonista nella sua celeberrima tetralogia cosiddetta dell'incomunicabilità: diventa così la tormentata Claudia ne “L'avventura” (1960), la tentatrice Valentina de “La notte” (1961), la misteriosa e scontenta Vittoria de “L'eclisse” (1962) e la nevrotica Giuliana in “Deserto rosso” (1964).
Sarà Mario Monicelli a metterne in risalto la verve di attrice comica, dirigendola nella commedia “La ragazza con la pistola” (1968), dove Monica interpreta una ragazza siciliana che insegue per il mondo l'uomo che l'ha "disonorata" con l'intento di vendicarsi. Il suo talento brillante si conferma nel successivo “Dramma della gelosia”. Tutti i particolari in cronaca (1970) di Ettore Scola, accanto a Marcello Mastroianni. Nel 1980 è di nuovo protagonista per Antonioni in “Il mistero di Oberwald” un lavoro sperimentale che il regista gira servendosi delle allora emergenti tecniche elettroniche di ripresa video.
Sempre negli anni ottanta continua a dividersi tra il cinema (gira con l'esordiente Roberto Russo “Flirt”, per il quale riceve il premio dell'attrice al Festival di Berlino del 1984, e "Francesca è mia" del 1986, film da lei anche sceneggiati) e il teatro ("La strana coppia", del 1987, per la regia di Franca Valeri; "Prima pagina", del 1988).
Viene insignita di numerosi premi ed in tutto vincerà tre Nastri d'argento e cinque David di Donatello. Dopo aver debuttato anche nella regia col film “Scandalo segreto” (1990), da lei anche scritto e interpretato, nel 1993 l'attrice affida la sua vita alla penna, scrivendo un'autobiografia dal titolo “Sette sottane”, seguita due anni dopo da “Il letto è una rosa”.
Una malattia degenerativa simile all'Alzheimer l'ha costretta ad allontanarsi da tutto. Dal 2000 la Vitti non si é mostrata più.
Già allontanatasi dalle scene da diverso tempo e prima di ritirarsi definitivamente a vita privata, a causa delle sue condizioni di salute, si mostra al pubblico per l'ultima volta nel marzo del 2002, alla prima teatrale italiana di “Notre-Dame de Paris”. Nello stesso periodo rilascia anche l'ultima intervista.
Verrà immortalata dai fotografi per le ultime volte, dapprima in giro per le vie di Roma e poi a Sabaudia, in compagnia del marito. È notizia del 6 novembre 2003, il ricovero in ospedale per una frattura del femore.
Monica Vitti ha lottato con una malattia degenerativa, “una gigantesca gomma che annulla i ricordi” come è scritto nella biografia curata da Laura Delli Colli. Per questo, nel pudore, Monica Vitti si è ritirata in silenzio, lasciando a moltissimi amanti del grande cinema le sue interpretazioni.
Vi consigliamo di vedere (video qui sotto) un suo intervento al Centro Sperimentale di Cinematografia del 1988.